A Capo Nord bisogna andare due volte
«I disabili che viaggiano possono mostrarsi al mondo, diventare visibili, con dei corpi e delle richieste specifiche. Costringono a rivedere la cultura sulla diversità e a riadattare, per quanto possibile, l’esistente.
Non restiamo chiusi in casa solo perché è troppo complicato uscire. Invadiamo i luoghi! Modifichiamoli a vantaggio di tutti.»
Può una persona disabile andare a Capo Nord? Può, in generale, viaggiare? Certo che può. Anzi: deve. Tuttavia per arrivare ad avere un po’ di autonomia personale, che spinga una persona con una qualche disabilità a desiderare un viaggio e che le consenta di progettarlo, occorre anche un’autonomia di contesto di vita, di educazione, di crescita che permetta l’uscita da casa. Il cosiddetto “contesto di fiducia” come lo chiamano al Centro Documentazione Handicap di Bologna. Un contesto, a partire dalla famiglia, che infonda fiducia anche nella pur minima capacità residua, un contesto in cui, per esempio, se tu riesci a muovere un solo dito di una mano, si possa credere che tu con quel dito potrai sollevare il mondo, senza sentirti limitato e incapace. Ma come si costruisce un contesto di fiducia?
A Capo Nord, Valeria Alpi c’è stata, non una ma due volte. E quello è stato il primo di una serie di viaggi che lei, con la sua disabilità, ha fatto da sola.
Questo libro, attraverso il racconto dei suoi viaggi, accompagna il lettore non disabile e disabile – quindi ogni persona – a generare il contesto di fiducia necessario perché viaggiare sia un diritto accessibile a ciascuno.
Sottotitolo | Storia di un viaggio accessibile tra limiti e risorse |
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Autore | V. Alpi |
Anno di pubblicazione | 2019 |
Pagine | 102 |
Collana | I libri di accaParlante |