Apprendisti neuroni
I laboratori sono fondamentali nella prassi educativa? Molto spesso, quasi sempre, no. D’altra parte, tra i manuali di didattica e quel che chiamiamo "scuola", soprattutto di questi tempi, la discrepanza è enorme.
Sono i contesti a manifestare, a rappresentare concretamente i modelli dominanti: e i contesti esprimono il conflitto con il nuovo, gli resistono, lo boicottano. Il lavoro di gruppo e la cooperazione sono lasciati alla buona volontà di docenti e studenti, in una cornice costruita per andare proprio altrove: individualismo, competizione, separatezza specialistica, dipendenze univoche ed unilaterali, gerarchie immobili e immotivate...
Una dimensione distante dall'accoglienza, dall’ascolto, dalla cura, con livelli molto alti di violenza strutturale e culturale, e con situazioni evidenti di violenza diretta (sia a lezione sia, soprattutto, nel chiuso degli studi e durante gli esami...).
In tutto questo, un laboratorio che prova a fare "altro", l’opposto, tenta di rappresentare una contraddizione interna, una nicchia ecologica, uno spazio marginale.
Come rivela la sorprendete e spiazzante lettura di queste pagine, la visione ecologica dell’educazione è qualcosa di più complesso e di più ampio che "fare educazione ambientale", "insegnare una materia che si chiama ecologia", "creare un ambiente positivo per l'istruzione".
Si propone come trasformazione degli atteggiamenti e non solo dei comportamenti (attraverso accorgimenti o aggiunte di tecniche, di nuove materie o attività) e più in generale si prefigge di modificare la cornice e i contesti della relazione di educativa e di apprendimento. Cioè una rivoluzione copernicana.
Sottotitolo | Formazione attiva degli insegnanti nella Scuola e nell'Università |
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Curatore | E. Euli, S. Barsotti |
Anno di pubblicazione | 2011 |
Pagine | 152 |
Collana | partenze partenze... per educare alla pace |