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Massimo Recalcati ha scritto che insegnare è una forma di erotismo. Eros = amore. Non è vocazione e nemmeno sacrifico.
Se insegni perché ti senti chiamato a salvare il mondo, sei fuori strada. Se entri classe e senti che quella è la tua croce, hai sbagliato mestiere.
E i ragazzi lo capiscono: ci guardano, ci squadrano e ci inquadrano.
Ma... è difficile insegnare con questi ragazzi, in queste scuole, con questi programmi, con questi colleghi, con questi ritmi tenendo viva la passione, l'amore per la scuola. Difficile ma non impossibile.Ce la possiamo fare a estromettere dalla scuola l'idea dell'impossibilità. A non essere fascicoli da compilare o un fascicolo tra tanti.
Un libro, due autrici e formatrici, Annamaria Gatti e Annamaria Giarolo, un venerdì pomeriggio nella 'casa' di edizioni la meridiana per confrontarci e sperimentare come insegnare e stare bene in classe e ridirci: io amo la scuola.
Tutte le informazioni a questo link.
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Lo scatto finale accenna soltanto al clima. Noi possiamo solo dirvi che il corso aveva quattro appuntamenti in aula e uno di tutoraggio e insieme, corsiste e formatrice, hanno deciso di inserire un altro appuntamento comunicandoci la data.
Che martedì 30 aprile, data di fine corso, la nostra sede era un luogo di confronto e vitalità esplosivi; che ognuna delle participanti ha sperimentato in classe, verificandone i risultati con le corsiste i processi di facilitazione appresi durante il periodo di formazione, e che noi siamo stati investiti del compito di ragionare in termini formativi ed editoriali su quanto potenzialmente di innovativo c'è nella facilitazione a scuola e non solo a scuola.
Un gruppo di docenti molto qualificato con una formatrice molto preparata e generosa nel condividere il suo sapere.
Facilitare è un processo.
Un corso sulla Facilitazione a scuola è stata, fin dalla pubblicazione di Facilitiamoci! Prendersi cura di gruppi e comunità, una idea sulla quale abbiamo lavorato con Melania Bigi e Comunitazione. Dopo due anni il primo corso è stato fatto.
E, finalmente, di come la scuola può cambiare se agli insegnanti viene dato il 'potere' di farlo e hanno voglia di mettersi in gioco sperimentando realmente ci è stato dato un assaggio.
Questa foto segna non la fine del corso ma un istante di un processo che è ancora tutto da far accadere. -
Pensiamo veramente che il sistema scolastico va cambiato cambiando i processi di relazione educativa in campo. Educare è anche educarsi.
E un corso di formazione è per noi un momento in cui apprendere significa mettersi in gioco.
Facilitare a scuola, o meglio una scuola dove il complesso sistema di figure educanti sappia fare squadra è un punto di arrivo che richiede oggi un diverso punto di partenza. Non è facile facilitare in sistemi (anche burocratici) sempre più complessi. E la scuola è uno di questi.
Non è impossibile cambiare la scuola in meglio. E a farlo non sono i Governi, ma gli insegnanti e i dirigenti per primi.Ecco il corso di formazione "Facilitazione di classe" per portare la facilitazione a scuola. Un laboratorio pratico, condotto da Comunitazione, per approcciare strumenti e tecniche di facilitazione, utili per migliorare il lavoro nelle classi e nel team di insegnanti, sviluppare una comunicazione efficace, rafforzare la propria leadership. L’obiettivo è imparare a rendere le riunioni più efficienti, a prendere decisioni in maniera collettiva, far emergere le soluzioni condivise laddove si presentano contrasti forti, insomma a portare creatività, partecipazione e innovazione all’interno delle classi e durante le riunioni e gli incontri tra insegnanti. I partecipanti sperimenteranno, inoltre, tecniche di apprendimento non formale per rompere la frontalità e incrementare la collaborazione e l’ascolto.
Il corso ha una durata complessiva di 20 ore, con 4 incontri da 4 ore ciascuno (previsti per il 6 e 19 marzo, 3 e 16 aprile) a cui si aggiungono 4 ore di tutoraggio online da parte dei formatori. Condotto da Melania Bigi, Giulio Ferretto, Ilaria Magagna.
Il termine delle iscrizioni è fissato al 27 febbraio.
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«Perciò avanti serenamente, allegramente, con quel macinino del vostro cervello sempre in funzione; con l'affetto verso tutte le cose e gli animali e le genti che è già in voi e che deve sempre rimanere in voi; con onestà, onestà, onestà, e ancora onestà, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo e voi dovete ridarla; e intelligenza, e ancora intelligenza e sempre intelligenza, il che significa prepararsi, il che significa riuscire sempre a comprendere, il che significa riuscire ad amare.»
È di Alberto Manzi, tratta da una lettera scritta ai suoi alunni al termine della quinta elementare. Sarà lui il protagonista del primo incontro del ciclo Artigiani dell'imprudenza, 3 appuntamenti nati da un gruppo di docenti, dirigenti, educatori e operatori del sociale che, da alcuni anni, porta avanti una riflessione sull’educare negli spazi della nostra casa editrice.
A guidare la ricerca sul maestro Manzi sarà Angela Paparella, anche lei maestra. Ci incontreremo per conoscerci, condividere, formarci, attingendo alle radici dell’educazione e mettendoci in gioco come adulti che vogliono occuparsi dell’umano.
Vi aspettiamo il 13 febbraio, a Molfetta, presso la biblioteca del Liceo Scientifico “Albert Einstein”. La partecipazione è libera e gratuita.
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Raccontare, scrivere, dipingere con le parole i propri mondi interni: siamo proprio sicuri che sia sempre salutare?
Certamente fa un gran bene esprimersi e fa altrettanto assai bene dare forma e racconto alle nostre “voci di dentro” ma non è il raccontarsi in sé che libera, ci libera. Se le nostre narrazioni si ripetono identiche per tutta la vita, non mutando forma né contenuti, siamo destinati a non avere scampo, prigionieri delle nostre stesse intelaiature. Condizionati.
Sicché non è vero che raccontarsi equivalga sempre a prendersi cura di sé.
E allora?
Ed allora felicità, maturazione e “scampo” coincidono con un narrare che deve apprendere il giocare: come proprio della consulenza sistemica, e della consapevolezza costruttivista, le storie che ci raccontiamo hanno da imparare a capovolgersi, aprendo visioni e parole, con l’obiettivo di dirci e darci parole nuove, non solo quelle con cui la narrazione autobiografica ci prende, talvolta persino a nostra insaputa.Un ruolo centrale in questo breve corso di formazione autobiografica l’avrà la plasticità cerebrale e, dunque, la creatività. Tra neuroscienze costruttiviste, estetica e counselling sistemico, proveremo a sperimentarne rivoli e acrobazie, ma anche ristori e riposi, per prenderci cura non solo del nostro bisogno di avere ragione ma anche del nostro bisogno a cercarne nuove, di ragioni.
Nessuna autobiografia
È basata
Su una storia vera.
Da qui nasce Ri-Scritture e Ri-Scatti, un percorso di formazione autobiografica trasformativa e counseling sistemico in due giornate, previsto per il 1 e 2 marzo 2019, presso la Parrocchia Sant’Antonio a Bari, condotto da Andrea Prandin e Antonia Chiara Scardicchio. Un'occasione formativa dedicata a educatori, counsellor, formatori esperti o anche soltanto curiosi del mondo complesso della narrazione di sé con potenzialità trasformative a cui è possibile iscriversi entro il 20 febbraio.
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C’è qualcosa che ha a che fare fortemente con l’educare. Ed è la vita. L’educazione stessa è vita. Matthew Fox scrive che non si educa per vivere, ma si vive per educare. Per cui, potremmo dire che chi educa si occupa della vita che sarà. Di come cioè si organizza il vivere di ognuno. Senza giri di parole ce lo ha detto Asia all’ultimo convegno chiedendoci di parlare di “mare, meduse, pesci”, sistemi viventi di un ambiente totalmente diverso e altro da quello che entra nei nostri processi educativi e di cura che noi abitiamo quotidianamente, fortemente però legato alle nostre scelte, abitudini di vita, ai modi attraverso i quali generiamo il nostro rapporto con i sistemi viventi interagendo nella nostra dimensione di corpi con una intelligenza, con un cuore e una coscienza. Dimensione del pensare/conoscere, amare/sentire dentro, discernere/scegliere. In fondo decidiamo con la testa, con il cuore, con la nostra coscienza come stare e come permettere agli altri di stare a questo mondo. E a quello che sarà.