Raccontare, scrivere, dipingere con le parole i propri mondi interni: siamo proprio sicuri che sia sempre salutare?
Certamente fa un gran bene esprimersi e fa altrettanto assai bene dare forma e racconto alle nostre “voci di dentro” ma non è il raccontarsi in sé che libera, ci libera. Se le nostre narrazioni si ripetono identiche per tutta la vita, non mutando forma né contenuti, siamo destinati a non avere scampo, prigionieri delle nostre stesse intelaiature. Condizionati.
Sicché non è vero che raccontarsi equivalga sempre a prendersi cura di sé.
E allora?
Ed allora felicità, maturazione e “scampo” coincidono con un narrare che deve apprendere il giocare: come proprio della consulenza sistemica, e della consapevolezza costruttivista, le storie che ci raccontiamo hanno da imparare a capovolgersi, aprendo visioni e parole, con l’obiettivo di dirci e darci parole nuove, non solo quelle con cui la narrazione autobiografica ci prende, talvolta persino a nostra insaputa.
Un ruolo centrale in questo breve corso di formazione autobiografica l’avrà la plasticità cerebrale e, dunque, la creatività. Tra neuroscienze costruttiviste, estetica e counselling sistemico, proveremo a sperimentarne rivoli e acrobazie, ma anche ristori e riposi, per prenderci cura non solo del nostro bisogno di avere ragione ma anche del nostro bisogno a cercarne nuove, di ragioni.
Nessuna autobiografia
È basata
Su una storia vera.
Da qui nasce Ri-Scritture e Ri-Scatti, un percorso di formazione autobiografica trasformativa e counseling sistemico in due giornate, previsto per il 1 e 2 marzo 2019, presso la Parrocchia Sant’Antonio a Bari, condotto da Andrea Prandin e Antonia Chiara Scardicchio. Un'occasione formativa dedicata a educatori, counsellor, formatori esperti o anche soltanto curiosi del mondo complesso della narrazione di sé con potenzialità trasformative a cui è possibile iscriversi entro il 20 febbraio.