Democrazia: quale via di scampo?
Ho l’impressione che stiamo andando verso una deriva senza sponde. Nel giro di qualche anno quasi tutti i significati sociali condivisi, che hanno strutturato il senso comune dal dopoguerra agli anni ’80, si sono dissolti; il primato del pubblico, lo spirito di solidarietà, la fiducia nell’agire politico collettivo, la convinzione che è possibile costruire rapporti umani più ricchi e creativi. Il ritorno in campo di logiche di appartenenza primitive e la riduzione semplificata e paranoica del conflitto alla lotta tra bene e male precludono ogni possibile riconoscimento delle ragioni dell’altro e ogni trasformazione creativa non distruttiva delle opposte passioni. La grave turbolenza che sta investendo la società italiana ha messo in gioco nuove domande di senso in tutti i campi della convivenza civile, dal senso di solidarietà tra generazioni al senso dell’apprendere a scuola e del lavorare in fabbrica: e il senso non si impone per decreto, ma si produce nelle pratiche sociali. Non penso che si tratti di riprodurre semplicemente strategie e istituti del passato, ma non ritengo neanche che l’esigenza di un altro modo di vivere possa essere ridotta a una somma di sigle o a una ulteriore riforma elettorale. Il problema è quello di sapersi rimettere in discussione, di porre al centro la ricerca delle relazioni e dei nessi fra gli uomini e le donne, fra gli uomini e le “cose”, quei nessi e quelle relazioni che la violenza televisiva e la semplificazione imposta dai media tendono a spezzare, costringendo la nostra voce dentro la falsa alternativa del sì e del no.
Autore | P. Barcellona |
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Anno di pubblicazione | 1995 |
Pagine | 160 |
Collana | paradossi... del presente |