Hans Küng, ribelle per amore
“Spesso il teologo svizzero viene definito un ‘ribelle’. Tenendo conto delle sue prese di posizione contro un certo modo di essere Chiesa, la definizione può essere accettata. Tuttavia è rimasto pienamente un uomo di Chiesa, forse più di quanto lui stesso pensi. Un vero ribelle è chi contesta lo stesso diritto di esistere della realtà istituzionale con la quale si scontra, ma Küng questo non l’ha mai fatto. Lui si considera dentro la Chiesa, non fuori. Per questo la vuole riformare. Da qui la duplice sensazione dalla quale sono stato preso confrontandomi con lui.
Da un lato c’è la scossa che si riceve mettendosi a confronto con un teologo che ama non dare nulla per scontato e vuole sottoporre a prova proprio tutto ciò che comunemente ha i connotati della solidità e dell’intangibilità. Dall’altro c’è la sorpresa nel trovarsi di fronte un contestatore che però non è un rivoluzionario, perché tutto il suo lavoro sta all’interno delle realtà che contesta. E soprattutto Küng non è un postmoderno, se vogliamo identificare la postmodernità con l’antimetafisica. Per quanto possa suonare paradossale, Küng è uomo di tradizione, anche sul piano morale. Bene e male per lui esistono, così come il vero e il falso. Quanto più chiede alla Chiesa di procedere ad aggiustamenti per rendere plausibile una morale cristiana, tanto più dimostra di credere nella necessità di una morale. Per Küng, come per Agostino, la legge morale è naturale.”
Sottotitolo | Intervista |
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Autore | A. M. Valli |
Anno di pubblicazione | 2010 |
Pagine | 96 |
Collana | paginealtre paginealtre... lungo i sentieri della differenza |