Sembra di sentire il linguaggio di Romolo: "Roma eterna, le cui legioni sono invincibili". Eppure i primi cristinai ebbero il coraggio di scrivere nell'Apocalisse: "Babilonia è caduta". Ci vollero 300 anni perchè Babilonia cadesse ma già nell'anno 100 si eleva il grido "Babilonia è caduta". Dietro Babilonia, la grande bestia, si nasconde il grande drago che tutti adorano, dice l'Apocalisse. Il grande drago però è stato precipitato dal cielo, non è più in alto ma sulla terra. L'impero è già sconfitto. C'è dunque speranza oggi, si tratta solo di far nascere il nuovo. Non si tratta di aspettare la fine del mondo, un Dio che distrugga tutto e che ricostruisca, dopo la distruzione, la Gerusalemme nuova. E' la stessa sfida dell'esodo. Dio chiama il suo popolo a liberarsi dal faraone, da questo sistema economico finanziario militarizzato. Ci chiama a vivere come società alternativa all'impero, anche attraverso la costituzione di piccole comunità, di inedite sperimentazioni economiche dal basso. E' la nuova Gerusalemme, ma è anche la strada del recupero del significato della vita.
Dopo Korogocho allora ha senso ancora riproporre le riflessioni di questo libro, la cui lettura può aiutare a ritrovare la speranza.