Portare la vita in salvo
“Non è un libro su Paola. Quel libro deve essere ancora scritto. Ho cominciato a scrivere perché non volevo rimanere senza voce davanti al vuoto provocato dal male.
Parlare di situazioni traumatiche è difficile perché emotivamente doloroso: si fa di tutto per distogliere lo sguardo.
Il trauma abita un non luogo, creargli uno spazio dove fare l’esperienza dell’incontro con l’atrocità, è un’operazione indispensabile, per mettere un confine fra i vivi e i morti.
Nel mio lavoro psicoterapeutico mi ero avvicinato a vicende umane dove il dolore che affliggeva gli altri era qualcosa che poteva accadere anche a me.
Avevo ingaggiato tanti corpo a corpo con romanzi di stampo biografico che raccontavano storie di perdita e di dolore. Ma quando ti accade qualcosa di assurdo si guarda la vita con meno illusioni e con più gratitudine.
Ho scoperto che il tempo del lutto non è fatto solo di vuoto, di mancanza, di desolazione, di nostalgia del futuro, ma anche di tutto quello che l’amore vissuto può continuare a generare nel presente attraverso il rapporto con gli altri, con la bellezza di altri racconti.
La mia visione delle cose è cambiata, non posso più prescindere da quello che è accaduto.
Qualcuno diceva che Paola non voleva passare su questa vita come un vestito vuoto.
Questo libro è un pezzo del suo vestito”
Autore | V. Calabrese |
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Anno di pubblicazione | 2016 |
Pagine | 122 |
Collana | premesse quaderni di premesse... per il cambiamento sociale |